Grazie all’ora legale si sono risparmiati oltre 190 milioni di euro in 7 mesi e si è registrata una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di circa 200mila tonnellate. Dal 27 marzo, quando questa è entrata in vigore, i consumi sono diminuiti di 420 milioni di chilowattora, il corrispondente del fabbisogno medio annuo di 150mila famiglie. I dati sul risparmio energetico resi noti da Terna – società che gestisce la rete di trasmissione nazionale – a poche ore dalla reintroduzione dell’ora solare riaprono la partita, con la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e Consumerismo No Profit che fanno appello al governo perché la proroghi fino al 30 novembre. E hanno già raccolto 265.000 firme in vista di un possibile referendum per il mantenimento dell’ora legale tutto l’anno.

“Chiediamo oggi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di trovare il modo di congelare il passaggio all’ora solare previsto per domani 29 ottobre, dando così modo al gestore della rete elettrica di verificare sul campo il reale risparmio ottenibile in termini economici e ambientali”, si legge in una nota che cita i dati Terna. Tra il 2004 e il 2022, ha spiegato la società guidata da Stefano Donnarumma, il risparmio complessivo dovuto all’ora legale è stato di circa 2 miliardi di euro, corrispondente a un minor consumo di 10,9 miliardi di chilowattora. Il beneficio economico è stato calcolato considerando che “il costo del chilowattora medio per il cliente domestico tipo in tutela è stato di circa 45 centesimi di euro al lordo delle imposte.

“Oltre al risparmio energetico, si aggiungerebbe un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2, equivalenti a quella assorbita piantando dai 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria”, elencano infine le due associazioni, che citano anche lo storico precedente della proroga di quattro settimane decisa dagli USA nel 2007.

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