secondo Consumerismo e ARTE

Contributo straordinario: 100 società di luce e gas a rischio chiusura entro il 2022

Cento società energetiche che operano all’ingrosso rischiano di chiudere, con ripercussioni soprattutto per i consumatori finali. Lo denunciano Consumerismo e A.R.T.E., che evidenziano come i costi insostenibili per la materia prima e un contributo straordinario iniquo rischino di mettere in ginocchio soprattutto i piccoli e medi grossisti di gas ed energia elettrica.

«Da mesi denunciamo come i recenti provvedimenti del Governo sull'energia non risolvano l’emergenza e non colpiscano chi effettivamente ha ottenuto extra-profitti, ma ignari operatori del mercato – affermano Consumerismo No Profit e A.R.T.E. (Associazione di Reseller e Trader dell’Energia) – A oggi circa 100 società energetiche che operano all’ingrosso rischiano di chiudere a breve i battenti, lasciando il mercato ancora più illiquido, con ripercussioni soprattutto sui consumatori finali, sia domestici che non».

Il nodo della questione

L’art. 37 del Decreto-Legge 21 marzo 2022, numero 21, riguardante il contributo straordinario, provoca serie difficoltà ai grossisti di energia elettrica e gas, società che di fatto sono degli intermediari tra produttori e società di vendita ai clienti finali, e che garantiscono liquidità del mercato e l’approvvigionamento di società di piccole dimensioni, a fronte di volumi di fatturato molto alti, con margini netti molto bassi.

I commi 2 e 3 presentano un’evidente stortura, perché il calcolo della base imponibile si basa sulla data di emissione fattura e non sul periodo di competenza.

Per ridurre i rischi e far fronte all’incremento di depositi cauzionali e fideiussioni richiesti da produttori, Snam, Terna e Gme, i trader hanno dovuto emettere le fatture attive in anticipo per poterle scontare, e cedere alle banche i contratti per avere liquidità.

Le fatture passive di acquisto dell’energia elettrica e del gas sono ricevute dai grossisti con un ritardo di un mese rispetto a quelle attive. Ne risulta che la base imponibile non corrisponda né al margine lordo né al profitto, ma al fatturato.

Si crea così una base imponibile di decine di milioni di euro a fronte di un effettivo margine che è di poche decine di migliaia di euro, con il paradosso che il contributo richiesto dal Governo sia maggiore addirittura del patrimonio netto del grossista, che quindi sarebbe costretto a portare i libri in tribunale.

Questi fallimenti si riverserebbero a catena sulle società di vendita, con il rischio che a pagare il conto siano i clienti finali costretti a essere forniti dal Fornitore di Ultima Istanza con un costo ancora esorbitante della bolletta.

Per evitare questo scenario catastrofico, è necessario che ai commi 2 e 3 dell’art.37 si faccia riferimento ai valori economici fatturati per competenza e non per emissione. A questo fine si potrebbero prendere a riferimento le comunicazioni IVA per le competenze ottobre-marzo.

Iscriviti alla newsletter