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Bollette luce e gas, i gestori costretti a disdire i contratti: costi troppo alti

di Fabio SavelliClaudia Voltattorni

Bollette luce e gas, i gestori costretti a disdire i contratti: costi troppo alti

«Gentile cliente, l’attuale instabilità dei mercati e l’aumento esponenziale dei prezzi del gas naturale ci pone dinnanzi ad una situazione esponenziale e senza precedenti….. vista l’impossibilità di garantire la tua fornitura a condizioni economiche allineate alle attuali condizioni di mercato, ci vediamo costretti a risolvere il contratto di fornitura in corso…». Questa è la mail che molte famiglie e piccole imprese stanno ricevendo in questi giorni da parte dei loro fornitori di gas ed energia elettrica che annuncia la fine del rapporto «per eccessiva onerosità sopravvenuta della prestazione». Per loro appena pochi giorni ancora di servizio e poi alla fine del mese il rubinetto si chiude. Ma, viene puntualizzato, «tale provvedimento non comporterà alcuna interruzione del servizio di fornitura di gas naturale»: per gli utenti rimasti senza fornitore c’è il mercato di salvaguardia, ma ad un costo molto più alto. Nel frattempo dovranno cercare un nuovo fornitore e le tariffe offerte saranno ben lontane da quelle cui erano abituati.

Potremmo chiamarlo il «grande rifiuto». Dopo anni di concorrenza con gli operatori luce e gas ad accaparrarsi clienti a suon di offerte commerciali stiamo assistendo ad un paradosso che Luigi Gabriele, presidente dell’associazione no profit Consumerismo, qualifica come la «grande fuga dal libero mercato». Oggi il «cliente, anche il buon pagatore, è diventato un problema». Perché il costo di fornitura dell’energia, visti i prezzi impazziti sul gas, non consente più alle imprese di avere margini sufficienti.

Sono soprattutto le più piccole a trovarsi in difficoltà. «La nostra società — spiega ad esempio al Corriere ABenergie Spa — si è vista costretta ad interrompere le forniture in relazione ad alcuni contratti che non potevano garantire ad entrambe le parti l’adeguamento dei prezzi in proporzione all’aumento delle materie prime». L’articolo 3 del decreto Aiuti bis impedisce di cambiare le condizioni unilateralmente fino al 30 aprile 2023. «Ma non vieta espressamente il recesso dal contratto», spiega Paola Pierantozzi, segretaria nazionale di Adiconsum, cosa che quindi sta avvenendo, «e gli operatori preferiscono perderli i clienti, più che trovarli», aggiunge Lugi Gabriele.

Basti pensare al caso di Af Energia di Montegrotto Terme che sta interrompendo la fornitura di gas a 500 condomini tra Padova e Treviso per «costi troppo alti». Ma «è un comportamento estremamente grave e scorretto che danneggia soprattutto le famiglie e le piccole imprese», dice Pierantozzi che chiede un intervento immediato al nuovo governo. Come se non bastasse, dal primo gennaio 2023 termina il regime di maggior tutela per le bollette gas. «C’è il rischio che da gennaio milioni di famiglie saranno senza un operatore che voglia far firmare loro un contratto», spiega Gabriele.

Per quanto riguarda l’elettricità invece incombe un conguaglio da 1,6 miliardi di euro da spalmare nel primo trimestre 2023. Per sterilizzare l’aumento spropositato delle tariffe dell’energia elettrica nel quarto trimestre 2022, l’authority Arera ha infatti posticipato al primo trimestre 2023 il pagamento di quella cifra frutto della differenza tra il costo per l’acquisto dell’energia e il prezzo calmierato offerto alle 10,7 milioni di famiglie rimaste nel regime amministrato. È la cosiddetta socializzazione dei costi, che rischia di creare un ultimo cortocircuito: se aumentano i clienti morosi, il costo dovrà essere spalmato su tutti gli altri, «mentre gli operatori fanno di tutto per farli tornare in questo calderone perché per loro il rischio diventa zero», commenta Gabriele. Per questo Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, chiede «una moratoria dei distacchi delle utenze stile Covid e l’attivazione di un fondo di Stato che garantisca le aziende creditrici dall’aumento della morosità».

Da parte loro, le associazioni dei consumatori martedì si sono riunite in una Assemblea nazionale per chiedere interventi immediati al governo per fronteggiare la crisi energetica e l’aumento dei prezzi sui beni al consumo. Tra i partecipanti Cgil, Cisl e Uil, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative, i Panificatori artigiani, i sindacati degli inquilini Sunia e Siciet, le organizzazioni del volontariato Auser e Anteas, Federcasalinghe, Usb, WWF, Legambiente, Coordinamento Free e rappresentanze dei produttori di fotovoltaico e dei rivenditori di energia come Italia Solare e Arte. Cinque le richieste da inserire subito nell’agenda del nuovo esecutivo:
1. la sospensione dei distacchi per morosità con la rateizzazione lunga delle bollette garantita dallo Stato; 2. l’aumento dei bonus energia e l’allargamento della platea; 3. la riforma della bolletta; 4. una politica industriale ed economica di rilancio delle energie rinnovabili; 5. un piano nazionale straordinario di sostegno per famiglie e imprese.

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